sabato 15 febbraio 2014

Registi fuori dagli sche(r)mi. A Bari il mucchio selvaggio del cinema europeo antagonista


Roberto Silvestri 

I film americani sono più narrativi. Quelli europei più contemplativi. Non è un luogo comune, sono fatti. I primi sono veloci, i secondi lenti. I primi eccitano e tolgono il respiro. I secondi sono macchine visuali umaniste che adorano la profondità di campo. Hollywood gioca al postumano e al primo piano, sfocati gli sfondi, ma è individualista. Parigi & Co. si vanta di lasciare la ricezione del pubblico più libera, ma è sotto tutela dello stato. 

Entrambi gli standard, formalizzatisi già oltre un secolo fa, tra la spettacolarità di Cabiria e l'incalzante dinamicità di Intolerance, possono essere luminosamente penentranti ma si danno regole ferree e sistemi di tabù molto ben controllati da osservare. Pena l'emarginazione. C'è però
Medeas di Andrea Pallaoro (Italia-Messico)
anche chi riesce a svincolarsi dalla sudditanza integrale al profitto con tutti i mezzi necessari  o alla propaganda degli alti valori di civiltà (di cui solo l'Europa sarebbe depositaria) e fa guerriglia d'immaginario nei rispettivi sotterranei.  


Le quattro volte di Michelangelo Frammartino
Poi c'è di tempo in tempo qualche cineasta (e artista visivo) che riesce a sovrapporre agevolmente i due asincroni e asimmetrici 'approcci all'immagine in movimento'. Uno di questi ha inaugurato una importante rassegna di cinema contro, altro, autonomo, che si svolge in Italia. Nei suoi film il paesaggio, i campi, il cielo, il gregge, una capretta, la foresta, la tempesta e un pastore dai misteriosi sistemi di cura, sono personaggi equivalenti ed espellono dal primo piano gli umani impegnati nei soliti prosaici drammi di potere o di sentimento, come se vivessimo in un sorprendente road movie. Il ritmo sembra lento, invece è zen, infatti quel che avviene, l'azione interna, il movimento obliquo è incalzante e l'esperienza ricettiva è paragonabile a quella scatenata dal ciclo epico di Guerre Stellari o da una Silly Simphonies di Disney. 

Mirko Locatelli, I corpi estranei
Proprio il suo ultimo, per ora, capolavoro, Le quattro volte (2010) ha aperto giovedì scorso al Cineporto Bari (all'interno della Fiera del Levante) la terza rassegna I registi fuori dagli she(r)mi, che quest'anno si svolge dal 13 febbraio al 27 marzo in diretta screaming anche nei Cineporti di Lecce (nella manifatture Knos) e Foggia (nel centro Comtainer, ex Mediafarm). 

 La rassegna è organizzata dall’Apulia film commission (che gestisce i Cineporti) in collaborazione con la rivista Uzak ed è curata da Luigi Abiusi, che al tema ha dedicato il libro scritto a più mani Il film in cui nuoto è una febbre. Registi fuori dagli sche(r)mi pubblicato nel 2012 da CaratteriMobili. Sono stati invitati a Bari sei cineasti quasi tutti europei (per questioni di budget), i cui film fuori scherma hanno difficile vita nella normale distribuzione anche televisiva italiana, pur se affascinano i festival di prima fascia mondiale e conquistano l'interesse della critica di tendenza, dei circuiti universitari e dei cineclub più spregiudicati. E altrettanti critici cinematografici (chissà perché tutti e dodici maschi) che dialogheranno con i filmmakers e il pubblico. 

I'm not him di Tayfun Pierlimoglu
Esploratore magnifico dei sentieri vergini dell'immaginario Michelangelo Frammartino (che sta scandagliando i confini tra cinema di realtà e di irrealtà anche nella forma documentaristica più ortodossa, vedi Soldat di Der Unfertig che ha vinto la sezione Cinemaxxi all'ultimo festival di Roma) ha parlato giovedì scorso di schemi, schermi e scherma (con lo spettatore) assieme al critico Matteo Morelli

Seguiranno il 20 febbraio «Der Unfertige» di Jan Soldat (Germania 2013), interviene Giona Antonio Nazzaro, documentario su Klaus Johannes Wolf, un sessantenne che ha deciso di vivere come uno schiavo gay; il 27 febbraio il film, di lentezza provocatoria, che ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura al festival di Roma 2013, una meditazione impetosa su ciclicità e ripetizione, tra Kaurismaki e Kieslowski, «I’m not him» di Tayfun Pierlimoglu (Turchia/Francia/Grecia/Germania 2013), interviene Luigi Abiusi (lui e lei lavorano in una cucina a Istanbul, il marito di lei è in prigione...). 

Les rencrontres d'après minuit di Yann Gonzales
Il 6 marzo «Medeas» dell'italoamericano Andrea Pallaoro (Italia/Messico 2013), interviene Giulio Sangiorgio), una riproposizione della tragedia ambientata 'fuori dai tempi' in California e anche qui il paesaggio si 'mangia' gli umani; il 18 marzo «I corpi estranei» di Mirko Locatelli (Italia 2013), con Filippo Timi, interviene Luca Pacilio (sulla malattia, l'ospedale e i rapporti inter-etnici tra proletari) e infine il 27 marzo «Les rencontres d’après minuit» di Yann Gonzalez (Francia 2013), con Eric Catona, uno dei migliori film dell'anno secondo i Cahiers du cinema, di drammaturgia più rococò. Interviene Vincenzo Rossini. 

Eric Cantona in "Les rencontres d'apres minuit" di Yann Gonzales
Inizio alle 20.30 e ingresso sempre libero. Info 349.183.10.46 e www.apuliafilmcommission.it.

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