mercoledì 14 febbraio 2018

Innamorarsi della Laguna Nera. The Shape of Water, mai Leone d'oro fu più meritato




Esce oggi nelle sale italiane l'horror agrodolce di Guillermo Del Toro, contributo storico alla comprensione di un momento politico chiave della nostra contemporaneità. Dopo aver vinto a Venezia (accettando già la presidenza della giuria della prossima Mostra) Del Toro è il grande favorito nella cerimonia degli Oscar 2018 ed è primatista in nomination. Ripubblichiamo la recensione scritta a caldo durante il "festival della Laguna nera" nella speranza che venga finalmente allestita, anche in Italia, la grande e bellissima mostra sull'immaginario dark del cineasta messicano: stanze dell'orrore, foto, oggetti, statue, quadri, filmati, storyboard, diari da Poe a Lovecraft, da Tod Browning a Walt Disney, da Murnau a Corman, dai fumetti all'epopea sm.... 



Roberto Silvestri

Sarà merito anche dell'imprevisto successo dei giovanissimi vecchi Corbyn e Sanders se oggi, a comunismo reale morto e sepolto, Pinewood e Hollywood fabbricano high concept movies dove gli eroi sono lavoratori delle pulizie specializzati in cessi (vedi anche Downsizing) o comunisti. E non russi dissidenti o visceralmente anti-Partito, ma proprio cittadini sovietici che ancora credono nella Rivoluzione e nell'uomo nuovo (ed eccentrico). Ora i film dell'Occidente li dipingono belli e affascinanti e non più torvi e subdoli "ti spiezzo in due". E, con amore, lottano, festivi, insieme a noi. 
Spielberg è stato il primo ad accorgersene (e in un certo senso anche Nolan che gli ha preso in prestito il protagonista del Ponte delle spie, Mark Rylance) e Guillermo Del Toro subito si affianca. 


Guillermo del toro con Sally Hawkins e Octavia Spencer

C'è in giro così tanta carenza di pensiero laico che sappia sprigionare spiritualità e magie non castranti, ma liberatorie, che al Lido il film è stato accolto da applausi scroscianti prima che Annette Bening (e la sua giuria) lo facessero poi addirittura vincere. Si dirà. Come è possibile visto che c'era uno Schrader sontuoso e un sorprendente Insulto? Probabilmente ha giocato il fatto che la Mostra presentava curiosamente anche la versione in prosa dello stesso film. Insomma c'è urgenza di ritornare agli anni 50 e 60 e alla guerra fredda. Sarà per colpa del Russiagate, o del nervosismo nord coreano. 


Una immagine di Warmwood di Errol Morris

Ma anche il bellissimo docu-serial tv di Errol Morris Wormwood, in oltre sei ore racconta proprio la produzione super segreta e sintetica, tramite LSD, sempre in epoca di scontro Usa/Urss, di persone-mostro lisergiche, simili al fantastico uomo pesce ricreato da Del Toro. In questo caso non si racconta un Mito, ma si svela ciò che la Storia patria ha a lungo nascosto. L'orrore di un esperimento non riuscito che doveva rendere le spie americane, trattate a LSD, capaci di resistere a ogni interrogatorio, in caso di arresto, senza parlare perché la sostanza fa dimenticare tutto quel che si conosce. E viceversa un trattamento all'LSD di spie sovietiche catturate e costrette a spifferare tutto. Vittima di questi esperimenti pericolosi (Frankenheimer vi alludeva in The Manchurian Candidate, non a caso rifatto da Demme, colpevolizzando però i rossi), proprio un simpatico e patriottico ricercatore, gentile padre di famiglia, che esce dai laboratori con il cervello spappolato e, per paura che dica cose che non deve, viene "suicidato" da una finestra d'hotel, per superiori interessi nazionali, proprio come capiterà al povero Pinelli non tanti anni dopo. Morris gioca a più livelli. Film documento, film di finzione con attori, tra questi giganteggia Peter Sarsgaard, film-saggio sul giornalismo investigativo visti i circa 60 anni di inchieste e processi da parte dei familiari, e del figlio in particolare, per stabilire la verità intricatissima del caso coperto da strati e strati di documenti top secret. 


Peter Sarsgaard in "Warmwood" 

The shape of Water, versione poetica di quell'intrigo, è il titolo del nuovo film di Guillermo Del Toro, il regista messicano di Cronos, Hellboy, Il labirinto del fauno le cui tonalità fantasy sono sempre sorprendenti e spesso volutamente indigeste. Il pubblico va scosso. Scandalizzato. Qualche fiala di anti-normalina è ciò che lo infastidisce di più. L'happy end a doppie canne poi darà il colpo di grazia. 


Esterni in studio. Il cinema 

Questa volta il cineasta di Guadalajara che adora Disney ed è stato recentemente consacrato al Lacma di Los Angeles da una mostra delle sue opere (anche grafiche) e del suo ricco immaginario visivo e letterario dark e gotico, parte con la complicità della sceneggiatrice Vanessa Taylor (Il trono di spade) da Il mostro della laguna nera (film di Jack Arnold, variazione acquatica del tema della Bella e la bestia) e ne fa un sequel che è un po' storico, un po' horror, un po' politico e un po' romance, molto cinefilo e perfino molto musical (scena tap dance con parodia di Lalaland compresa). 
Sally Hawkins si allena nella tap dance
La Creatura è leggermente abbellita e un po' trasformata. Assomiglia più a un lottatore di wresting dalla strana divisa squamosa, e quasi quasi viene da pensare a El Santo, il lottatore sovversivo delle periferie di Città
del Messico, sempre dalla parte degli ultimi. Il comunista in questione, invece, è lo scienziato-spia che lo ha studiato e scoperto e che parteciperà alla liberazione del “Mostro” che a un certo punto non interessa più agli Usa nè all'Urss. Perché sia il Pentagono (è proprio kubrickiano, o peggio aldrichiano, dal punto di vista del quoziente di repulsione, il suo repellente rappresentante) che il Cremlino hanno deciso di ammazzare, per vivisezionarne il corpo i primi e impedirglielo i secondi. 


Il mostro e lo schermo 

Ma l'amore, la forze più gentile e potente dell'universo, fermerà la mano assassina di entrambi. Certo uno scienziato negli horror o nei film di fantascienza è da sempre, per stereotipo, dalla parte delle Creature, perché il suo compito è proprio quello di introdursi/ci nell'ignoto. Ma questo scienziato è anche un artista, è l'alter ego di Del Toro. Il libro di appunti e disegni amazzonici che consegna al laboratorio, è proprio uno dei bellissimi libri-opere d'arte, con disegni e calligrafia di Del Toro esibiti al Lacma. 


L'incontro acquaceo 

I diversi, i dimenticati, i servi, gli sguatteri, gli esclusi, i perdenti, i rossi, i licenziati, i gay, i neri, e cioé tutti i cittadini che stanno per essere espulsi dal paese perché considerati clandestini, in questo film non sono oggetto di consolazione. Ma lottatori vincenti.  Hanno un altro passo. Sono imbattibili perché il loro ritmo è tap dance, imprevedibile, ipnotico, versione Nicholas Brothers più che Fred Astaire. 
La forma dell'acqua è in realtà una favola con doppio happy end, che non si racconta, ambientata nel 1962 durante la crisi missilistica cubana, mentre astronauti americani e cosmonauti sovietici si contendendono il primato nello spazio e la vittoria morale della guerra fredda tra Kennedy e Kruscev. Una eccezionale quantità di materiale televisivo e cinematografico d'epoca, con fantastiche clip prese dai musical di Betty Grable, Rhonda Fleming e Alice Faye, così come di oggetti iconici dell'epoca, dal modello tal dei tali della Cadillac alla fonovaligia, dal Diner razzista al manganello elettrico anti sommossa nera, vengono trasformati dall'occhio di Del Toro da rigatteria nostalgica del modernariato in coprotagonisti animati di una love story che è addirittura un omaggio e un rovesciamento di un altro film mitico (e per molti imbarazzante), Splash di Ron Howard



E' umana la donna che potrebbe seguire il mostro della laguna nel suo mondo acquaceo, non Tom Hanks che decide di diventare sirenetto, girando al contrario la ruota dell'evoluzionismo. L'amore scatta anche qui tra due alieni, paria della società. Elisa (una Sally Hawkins spettacolarmente dimessa), solitaria donna delle pulizie in un laboratorio governativo di massima sicurezza, aiutata solo da una collega african-american che ha la forza della natura di Octavia Spencer, e la Creatura, catturata nel Rio delle Amazzoni, una sorta divinità locale, maltrattata dai militari nel film come un alieno clandestino nelle mani di Salvini e Grillo, da Michael Shannon, l'addetto fascistoide alla sicurezza, uno degli attori contemporanei capace di dare a ogni ruolo di cattivo fascino e charme maligno. Sarebbe una perfetta Volpe nel prossimo progetto di Del Toro, Pinocchio. Il contatto avverrà tramite un disco, un po' di cibo, un po' di tenerezza. Chi è abituato ai serial tv dove cattivo cattivo mangia cattivo buono rischia la crisi di nervi. Qualcuno pensa che ci sia dell'LSD irreversibile che vaporizza fuori dai nostri maxischermi domestici.

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